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I vini di qualità

 

Tutte le principali tipologie di vino presenti sul mercato, alla luce delle normative di settore, nazionali e comunitarie.

Cartina della Puglia con indicazione grafica della collocazione territoriale di ciascuna delle 26 DOC  e delle 6 IGT pugliesi, per ciascuna delle  quali è  possibile visionare la scheda tecnica ed il Documento normativo di Riferimento (Disciplinare di Produzione).

Cartina della Puglia con indicazione cromatica della diffusione della coltura dell’uva da vino, per ciascun territorio comunale.

In tale sezione è possibile visionare   le principali informazioni sulle cultivar di uva da vino, a bacca bianca o  rossa, più diffuse in Puglia.  

  

Il XVI sec. si è meritato l’appellativo di “età delle grandi bevute”. Ogni accordo o affare era motivo per dar luogo a feste sorseggiando un bicchierino. Ricchi e poveri degustavano soprattutto vini giovani, perché di conservazione e invecchiamento si sapeva ancora poco. Ciò che distingueva la “bottiglia” della gente comune da quella del signore, stava nella qualità e nella varietà del nettare contenuto. L’artigiano, il borghese o l’artista generalmente si accontentavano di vini locali, mentre la cantina del signore o del principe della Chiesa era rifornita anche di prodotti provenienti da altre aree.
Nel Cinquecento, un attento conoscitore di vini fu Sante Lancerio, storico e geografo, ma soprattutto bottigliere di Papa Paolo III . Questo “sommelier” che aveva la responsabilità sugli approvvigionamenti del vino di sua santità, sia in sede che in viaggio, eseguì il suo compito con capacità e passione, assaggiando, sorseggiando, osservando e consigliando i vari tipi di bevanda. Tutte queste esperienze confluirono poi in una lettera, indirizzata al cardinale Guido Ascanio Sforza, della quale abbiamo testimonianza. Nella missiva, a buon diritto considerata come primo testo della letteratura enologica italiana, si analizza gusto e retrogusto, aspetto e profumo, elementi indispensabili da considerare, assieme a stato d’animo, circostanze e periodo dell’anno, prima di bere un vino. Dal nostro intenditore apprendiamo, per esempio, che il vino spagnolo era ritenuto troppo forte, mentre i vini francesi, seppur ottimi, risentivano del terreno di provenienza.
Fra le produzioni italiane, il Lancerio giudica:

  • il moscatello ideale per osti e “imbriaconi”;
  • il Greco della Torre, che diventava subito scuro, buono per la servitù ma non per gli alti prelati;
  • il rosso di Terracina ottimo per notai e copisti;
  • il Mangiaguerra di Napoli pericoloso per il clero ma ideale per “incitare la lussuria delle cortigiane”.

In testa alla classifica delle preferenze del bottigliere del Papa c’erano vini come Malvasia, Greco d’Ischia, Vernaccia di San Gemignano e Nobile di Montepulciano.
Nella terminologia di Sante Lancerio, ricca e precisa, riconosciamo molti termini utilizzati tuttora nel gergo dei sommelier e degli enologi contemporanei. Per definire il gusto egli ricorre a  parole come “tondo, grasso, asciutto, fumoso, possente, forte, maturo”. Per il colore utilizza “incerato, carico, verdeggiante, dorato” e così via.
E’ sempre Sante Lancerio a testimoniarci che nel Rinascimento si cominciò a manifestare, seppur sommariamente, la ricerca dei possibili abbinamenti tra vini e cibi.
Nei menù si andò a designare una progressione che vedeva i vini bianchi, più leggeri, da sorseggiare con i pasti iniziali, i rossi per gli arrosti e per concludere i  vini forti o inebrianti per i dessert. Nel Medioevo era solito chiudere il pranzo con l’Ippocrasso, vino aromatizzato alle spezie, considerato anche un ricostituente per malati e puerpere.
Sono cambiate molte cose da allora, ma il piacere per un buon bicchiere di vino resta immutato nel tempo.
Quello però che oggi  i consumatori chiedono sempre con più insistenza è di poter degustare vini di qualità.
La qualità, oltre che ad essere rappresentata da aspetti legati al gusto, ha trovato negli ultimi anni una forma di riconoscimento, oggettivato da normative specifiche di settore, che ne hanno legato gli aspetti salienti alla tipicità e territorialità del territorio, le cui caratteristiche e vocazionalità, risultano determinanti nel decretare gli aspetti salienti di ciascun vino.
E’ nata così l’esigenza di individuare e dotare ciascuna Regione di strumenti a tutela dei propri prodotti enologici di qualità. In questo contesto, la Puglia emerge tra le regioni impegnate nella produzione del vino, distinguendosi, per la produzione di vini di qualità, avendo dalla loro, inoltre, un favorevolissimo rapporto qualità prezzo, in virtù del quale i consumatori, nazionali ed internazionali, hanno decretato il successo attuale di tutte le produzioni pugliesi.